Arcipelago, un sogno che prende forma

Antifascismo

03/10/2025

Certe idee restano nel cuore per anni, finché non trovano il tempo e le persone giuste per diventare realtà. Arcipelago, il nuovo circolo ARCI di Cuneo, è uno di quei sogni. Lo abbiamo aperto in una vecchia villa vicino alla stazione: un luogo pieno di voci, incontri e possibilità, dove stare insieme non significa consumare ma condividere. All’inaugurazione eravamo in tantissimi, e per un giorno la città è sembrata respirare a un ritmo comune. Arcipelago nasce per unire isole, per costruire una socialità diversa, fatta di ascolto, cura e immaginazione collettiva.

Ci sono sogni che restano per anni in un cassetto e poi, un giorno, trovano le persone giuste e il momento giusto per venire alla luce.
Arcipelago, il nuovo circolo ARCI di Cuneo, è per me uno di quei sogni.

L’abbiamo inaugurato domenica scorsa, in corso Giolitti 31, in una vecchia villa che si apre su un cortile pieno di voci e di vita, proprio a due passi dalla stazione.
Un luogo che oggi prende forma come spazio culturale e di comunità, aperto a tutte e tutti.
Non un locale, ma una casa collettiva dove la socialità non passa dal consumo, ma dall’incontro, dall’ascolto e dall’immaginazione condivisa.

Negli anni in cui ho vissuto all’estero, e poi viaggiando per l’Italia, ho imparato quanto siano preziosi i luoghi che permettono di sentirsi parte di qualcosa.
Circoli, caffè associativi, spazi autogestiti: posti dove si può ascoltare una conferenza, scoprire un progetto, bere una birra artigianale o una tisana di un gruppo locale, e soprattutto stare.
Restare senza dover per forza comprare qualcosa, sentendosi accolti e liberi.

Durante l’Erasmus a Lyon ho lavorato proprio in un luogo così — anzi, ho trovato prima quel lavoro che una casa dove vivere.
Ogni giorno servivo caffè e zuppe fatte in casa, ma soprattutto ascoltavo storie, vedevo nascere amicizie, scambi, idee.
Qualche tempo dopo, ad Avignone, con un’équipe di giovani e operatori culturali, abbiamo lavorato insieme per aprirne uno: un caffè associativo in un quartiere popolare, costruito passo dopo passo, coinvolgendo chi abitava la zona.
Da allora ho sempre pensato che anche a Cuneo potesse esistere un luogo così.

Quando, qualche anno fa, ho iniziato a lavorare per ARCI Cuneo-Asti, mi sono detta che forse avevo finalmente trovato il terreno giusto per far germogliare quell’idea.
ARCI, con la sua storia di partecipazione, mutualismo e cultura popolare, rappresentava la realtà con cui provare a costruire uno spazio libero e inclusivo, dove la socialità non fosse merce ma relazione.

Non è un caso che Arcipelago sia nato proprio in zona stazione.
È un quartiere che conosco bene: lì ho iniziato il mio percorso politico e umano, e lì ho imparato che la città vera non è quella levigata e perfetta, ma quella dove le differenze si incontrano ogni giorno.
Un quartiere spesso raccontato solo per le sue difficoltà, ma che io ho sempre visto come un laboratorio naturale di convivenza: un luogo pieno di lingue, di storie, di possibilità.
Proprio per questo Arcipelago è qui — perché crediamo che la cultura e la comunità abbiano senso solo se si radicano dove la città è più viva e più complessa, dove le persone si incrociano e imparano a conoscersi davvero.

L’inaugurazione di domenica scorsa è stata una festa di quelle che restano addosso.
Più di cinquecento persone hanno attraversato il cortile e riempito le stanze della casa che ora ospita Arcipelago: c’era chi ascoltava il racconto dell’infermiera di Medici Senza Frontiere Martina Marchiò su Gaza, chi discuteva con Walter Massa, presidente nazionale ARCI, e con Andrea Polacchi, presidente ARCI Piemonte, chi si fermava a guardare la mostra “No War nowArt”, il cui ricavato sosterrà Emergency, chi si univa alla jam session finale.
C’era chi parlava con amici di vecchia data, chi entrava per caso spinto dalla curiosità, chi si fermava a giocare, chi ascoltava in silenzio.
Non era solo un’inaugurazione: era una festa di comunità, un momento in cui la città si è riconosciuta in un luogo e lo ha fatto suo.

Riguardando i video di quella giornata, mi sono emozionata.
Arcipelago è un sogno collettivo, e vederlo finalmente abitato — non solo da persone, ma da idee condivise — è stato come ricevere un regalo.
Un segnale che un’altra socialità è possibile, se c’è la volontà di costruirla insieme.

Da questa settimana il circolo sarà aperto tutti i pomeriggi (tranne il lunedì), dalle 15 alle 23.
Si potrà passare per un caffè, leggere, proporre un’attività, partecipare a un laboratorio o semplicemente incontrare qualcuno.
Chi vuole potrà sostenerlo tesserandosi, offrendo una mano o semplicemente portando la propria presenza.

Arcipelago nasce per unire isole, non per crearne di nuove.
Vuole essere un esperimento di cittadinanza attiva, di cura reciproca, di immaginazione collettiva.
Uno spazio che cresce con chi lo abita, che accoglie e si lascia contaminare, che tiene insieme differenze e somiglianze, come fa un vero arcipelago.

Domenica abbiamo aperto le porte, ma la strada comincia adesso.
E io, lo ammetto, sono ancora un po’ incredula.
Ma profondamente grata.
📍 Arcipelago – Corso Giolitti 31 (ingresso da Via Meucci 32/34), Cuneo
📅 Aperto tutti i pomeriggi tranne il lunedì, dalle 15 alle 23
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