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La crisi climatica non è ancora percepita come tale da moltissime persone e purtroppo anche istituzioni. L’urgenza delle nuove generazioni nell’affrontare questo problema arriva annacquata e snaturata a chi deve prendere le decisioni per il futuro del Piemonte in questo senso. Dalla tutela del suolo alla riduzione della produzione di Co2, i passi fatti sono troppo timidi, troppo tardivi.

Non è solo necessario accettare la realtà del cambiamento climatico, ma anche prendersi la responsabilità di fare quanto serve per cambiare la rotta. Non solo pensare a come gestire le conseguenze, ma a come prevenire i disastri prima che accadano. Nascondere la testa sotto la sabbia è quanto di peggio possiamo fare. Se non interveniamo la crisi climatica andrà a rendere più profondo il solco delle disuguaglianze sociali e territoriali. Non possiamo lasciare i cittadini e le cittadine piemontesi sole nell’affrontare questi pericoli.

per questo lavoriamo per:

  • una transizione ecologica equa che metta al centro comunità, territori e lavoro dignitoso;
  • il contrasto al consumo di suolo e una rigenerazione urbana fondata sul verde pubblico e l’abitare sociale;
  • una mobilità sostenibile capillare anche fuori dalle città: treni, bici, bus, car sharing di comunità;
  • un’agricoltura che sia buona per la terra, per chi la lavora e per chi ne mangia i frutti;
  • energie rinnovabili giuste, senza squilibri territoriali: no al fotovoltaico speculativo su suolo fertile, sì alla ricerca per un agrivoltaico che integri produzione agricola ed energia pulita in modo intelligente, rispettoso e partecipato.

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