Il 25 novembre è sempre un’occasione per riflettere, ma deve anche essere una spinta ad agire

Discriminazioni

01/12/2025

Il 25 novembre, Giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ho presentato in Consiglio regionale un ordine del giorno che estende la prevenzione oltre la scuola, coinvolgendo anche gli adulti. Al centro ci sono percorsi di educazione affettiva, sessuale e relazionale e il lavoro con gli uomini per mettere in discussione il patriarcato. Un incontro pubblico sul tema a Mondovì ha offerto uno spazio di confronto tra associazioni e cittadinanza, mostrando come il cambiamento passi da comunità attive e radicate nei territori.

Mettere in discussione il patriarcato: non solo a scuola

Avete mai sentito parlare dei cerchi degli uomini?
Io li ho conosciuti grazie a un amico che lavora con uomini autori di violenza e che, nella sua città, ne ha creato uno. Sono spazi guidati di confronto, in cui si parla apertamente di patriarcato, emozioni, potere, controllo, vergogna e fragilità.

Non sono percorsi terapeutici, ma percorsi di consapevolezza. Spazi in cui ci si mette in discussione e si prova a nominare ciò che spesso è stato rimosso o taciuto. Sempre più uomini scelgono di partecipare a queste esperienze, ed è un segnale importante. Credo che strumenti come i cerchi maschili siano fondamentali se vogliamo davvero lavorare sulla prevenzione della violenza di genere, andando alle radici del problema.

Torneo benefico “In campo contro la violenza” a Carmagnola

Negli ultimi anni si parla — giustamente — di educazione sessuo-affettiva nelle scuole. È un passaggio essenziale, ma da solo non basta. Perché se nelle famiglie, nella società e nei contesti di relazione i modelli restano sempre gli stessi — possesso, disparità, rimozione delle emozioni — cosa impariamo davvero?

Rischiamo di chiedere alle nuove generazioni di cambiare un sistema che noi adulti non abbiamo mai messo in discussione fino in fondo. E ancora una volta finiamo per scaricare su di loro una responsabilità che è anche nostra. L’educazione deve riguardare tutte le età: anche chi educa, anche chi accompagna, anche chi non ha mai avuto accesso a questi strumenti.

Un ordine del giorno per parlare agli adulti

Da questa consapevolezza nasce l’ordine del giorno che ho depositato in Consiglio regionale, con cui propongo di portare percorsi di educazione affettiva, sessuale e relazionale rivolti ad adulti e anziani nei luoghi di prossimità: associazioni, biblioteche, centri civici, case della comunità, centri d’incontro.

Manifestazione di Non una di meno a Torino

In particolare, chiedo alla Regione di:

  • creare un programma regionale diffuso di formazione affettiva, sessuale e relazionale per adulti e anziani, in collaborazione con enti locali, consultori, terzo settore e centri antiviolenza;
  • integrare nei percorsi formativi per volontari moduli su relazioni sane, comunicazione non violenta, prevenzione della violenza e gestione delle emozioni;
  • destinare risorse specifiche per garantire percorsi continuativi e radicati nelle comunità, anche nelle aree interne e rurali;
  • valorizzare e diffondere le buone pratiche, attraverso linee guida, strumenti condivisi e una rete regionale dedicata.

👉 Qui è possibile leggere integralmente l’ordine del giorno presentato

Prevenire non significa dire ai ragazzi “siate diversi”. Significa creare le condizioni perché anche gli uomini adulti possano mettersi in discussione, oggi. La violenza è strutturale, e strutturale deve essere anche il cambiamento.

La forza delle comunità: la serata di Mondovì

Questi temi hanno trovato una forte conferma durante la serata “NO CHE NON STIAMO ZITTE!” a Mondovì, a cui ho avuto il piacere di partecipare. Una serata intensa e partecipata, resa possibile dal lavoro dell’équipe di Wallie’s Corner e da tutte le realtà coinvolte — ADM Formazione, Arcipelago Cuneo, Il Cerchio degli Uomini, Granello di Senape, Legambiente, Noi4You, Luce di Leo, Enea, insieme alle artiste e agli artisti presenti.

Sono stata contenta dell’invito e dell’occasione di condividere il contenuto dell’ordine del giorno presentato il 25 novembre in Consiglio regionale, che va proprio nella direzione di rafforzare le attività rivolte agli uomini, come i cerchi maschili, come strumento concreto di prevenzione.

La serata si inserisce in un percorso più ampio, iniziato già nell’ottobre 2024 con l’evento “Non siamo ragazzine-ine-ine”, nato come risposta collettiva a parole inaccettabili comparse sulla stampa locale. Anche questa volta, la comunità ha scelto di reagire insieme, trasformando l’indignazione in confronto e costruzione.

È incoraggiante vedere che anche nella nostra provincia nascano spazi capaci di mettere insieme competenze, sensibilità ed esperienze diverse. È da qui, dal lavoro paziente e condiviso nei territori, che può partire un cambiamento reale.

Se vogliamo davvero prevenire la violenza, dobbiamo smettere di considerarla un’emergenza episodica e iniziare a trattarla per quello che è: un problema strutturale, che richiede risposte strutturali. Investire in percorsi di consapevolezza, creare spazi di confronto, sostenere le comunità che già lavorano in questa direzione significa scegliere di intervenire prima, e non solo dopo. È un lavoro lungo, che riguarda tutte e tutti, ma è l’unico che può produrre un cambiamento reale e duraturo.



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