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La sanità pubblica è uno dei beni più preziosi che abbiamo. Ma è anche tra i settori più martoriati dai tagli e dalle spinte verso la privatizzazione. Lasciare che venga smantellata pezzo dopo pezzo è un rischio inaccettabile, perché ricostruire dalle macerie sarà estremamente difficile.
Porterà a conseguenze gravissime per chi non può permettersi di pagare per le giuste cure. La salute è un bene che non può essere lasciato alla mercè delle leggi di mercato.
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Una sanità accessibile davvero a tutte e tutti, senza ostacoli economici, culturali o linguistici.
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Servono più mediatori culturali, più facilitatori digitali, più servizi territoriali vicini alle persone; strumenti che abbattano le liste d’attesa per non mettere in pericolo la salute della cittadinanza tutta./p>
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Un sistema sanitario che funzioni anche in carcere e nei CPR, dove le fragilità si amplificano.
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Nelle visite che ho fatto agli istituti penitenziari della nostra regione, ho visto quanto sia urgente rafforzare l’assistenza sanitaria per le persone detenute e per chi lavora in quegli spazi.
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Condizioni di lavoro dignitose e sicure per chi ogni giorno tiene in piedi la sanità.
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Medici, infermieri, operatrici e operatori sanitari: oggi, troppi stanno lasciando il servizio pubblico perché costretti a lavorare in condizioni insostenibili, spesso con contratti esterni e stipendi inadeguati.
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Una sanità costruita intorno ai bisogni reali, non intorno ai profitti o agli appalti.
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Che non investa solo in muri e strutture, ma nelle persone che ci lavorano e in servizi davvero pubblici. Basta cattedrali nel deserto: abbiamo bisogno di presidi vivi, aperti e capaci di prendersi cura.
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